Maṇḍala è una parola di lingua sanscrita che significa cerchio. Nelle dottrine politiche, Maṇḍala descrive un modello di potere politico diffuso in uso tra i potentati storici del Sud-est asiatico nel quale il potere locale era più importante della leadership centrale. Il concetto del mandala bilancia le tendenze moderne della ricerca di un potere politico unificato, ad es. il potere di grandi regni e stati nazionali, un involontario sottoprodotto dei progressi del XV secolo nelle tecnologie di creazione di mappe (v.si Storia della cartografia).[1][2] Nelle parole di Oliver W. Wolters che esplorò ulteriormente l'idea nel 1982:
«La mappa del primo Sud-est asiatico evolutosi dalle reti preistoriche di piccoli insediamenti e che si rivela nei documenti storici era un mosaico di mandala spesso sovrapposti»
Il termine indica pertanto le formazioni politiche "tradizionali" del Sud-est asiatico, descrivibili come regni federali o rapporti di vassallaggio tra centri egemoni e periferia. Fu adottato dagli storici europei del XX secolo per evitare il termine "stato" nel senso convenzionale. Non solo i sistemi politici del Sud-est asiatico, ad eccezione del Vietnam, non erano conformi alle visioni cinesi ed europee di stato territorialmente definito con confini fissi e un apparato burocratico ma ne divergevano notevolmente: il sistema politico era definito dal suo centro piuttosto che dai suoi confini e poteva essere composto da numerose altre comunità tributarie senza subirne l'integrazione amministrativa.[3]
Il sistema dei mandala trova un efficace corrispettivo nella storia medievale d'Europa nelle relazioni del tipo Suzerain-Tributario in cui uno Stato dominante controlla i rapporti internazionali di uno Stato vassallo, permettendogli l'esercizio della sovranità sulle questioni interne[4] e, prima ancora, nei rapporti di potere tra i principati della società palaziale nell'Età del bronzo del Vicino oriente antico.